MARI e FIUMI D’ABRUZZO. Quale futuro? 23-06-14

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LUNEDI 23 GIUGNO 2014
ORE 17. 30

a VASTO
presso Palazzo d’Avalos (Sala Michelangelo)

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Il Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali (CDCA) l’ Ass. ASUD Onlus

in collaborazione con il Comune di Vasto

presentano

MARI e FIUMI D’ABRUZZO. Quale futuro?

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Intervengono:

Augusto De Sanctis (Forum Acqua Abruzzo) – Lo stato delle acque nel chietino

Enzo Di Salvatore (Docente diritto costituzionale Università di Teramo, No Triv)- La petrolizzazione nell’Adriatico

Fabiano Di Berardino (Stop Biocidio Abruzzo)- Dal no ad Ombrina al parco della costa teatina.

Salvatore Altiero (ass. Asud onlus)-Il risanamento ambientale. Lavoro e salute per un futuro sostenibile.

Modera
Luigi Iasci (ass. Asud)

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L’acqua va al mare è un detto delle nostre parti. Purtroppo nella provincia di Chieti, dove sono presenti i corsi d’acqua dolce più inquinati d’Abruzzo, questo detto si traduce in distruzione della flora e della fauna , inquinamento e impoverimento del mare Adriatico e dei fiumi.
I fiumi abruzzesi sono ridotti a vere e proprie fogne, con il sistema di depurazione del tutto inefficace e inefficiente. Di conseguenza i corsi d’acqua sono lontani anni luce dagli obiettivi di qualità fissati dall’Unione Europea, da raggiungere entro il 2015. Il 70% dei punti di campionamento non soddisfa questo requisito a poco più di un anno dalla scadenza. Inoltre negli ultimi anni vi è anche un peggioramento della qualità e diversi fiumi sono classificati nella categoria peggiore. I fiumi del chietino mostrano diverse criticità, con particolare riferimento all’ortonese (Aielli; Moro) e alla zona frentana (Feltrino). Nel vastese è eclatante il caso del fiume Trigno in cui da anni è accertata una contaminazione da Salmonella, pericoloso patogeno la cui presenza ha determinato recentemente il divieto dell’uso a scopi irrigui dell’acqua del fiume. Tutto ciò sta avvenendo senza il dovuto coinvolgimento della popolazione e senza rispettare gli obblighi di informazione e trasparenza dettati da precise norme regionali, statali e comunitarie.
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In aggiunta le politiche energetiche nazionali, hanno individuato nel nostro piccolo mare il nuovo terreno di caccia per petrolio e gas, svendendo al miglior offerente le nostre bellezze e risorse in cambio di pochi spiccioli, tanto inquinamento, trivelle a pochi chilometri dalle coste e il rischio di una catastrofe ambientale.
Il controllo e la sensibilizzazione in materia di salvaguardia della qualità delle acque e del territorio deve diventare una delle priorità dell’agenda amministrativa regionale. Il Parco della Costa Teatina, il risanamento ambientale, la rete delle riserve regionali e dei SIC, diventano lo strumento pragmatico di riqualificazione ecologica e sviluppo economico del territorio regionale. Le politiche di conservazione ed esaltazione della nostra terra, attraverso la valorizzazione di attività produttive e turismo ecosostenibili, sono la più grande opera che possiamo progettare per il futuro dei nostri figli e delle nuove generazioni.

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http://www.ilnuovoonline.it/2014/06/24/dalla-petrolizzazione-allo-stato-delle-acque-nel-chietino/

Ieri l’incontro presso la Sala Michelangelo di Palazzo d’Avalos

Dalla petrolizzazione allo stato delle acque nel chietino

convegno-inquinamento-acque - 2Si è tenuto ieri pomeriggio presso la Sala Michelangelo di Palazzo d’Avalos, l’incontro dibattito dal tema “Mare e fiumi d’Abruzzo, organizzato in collaborazione con il Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali, l’associazione Asud Onlus e il patrocinio del Comune di Vasto.
Relatori dell’incontro moderato da Luigi Iasci dell’Asud, Augusto De Sanctis, del Forum Acqua Abruzzo, che ha tratteggiato le criticità dello stato delle acque nel chietino, e Enzo Di Salvatore – docente di Diritto costituzionale dell’Università di Teramo, nonché componente del comitato No Triv e candidato alle ultime europee con la lista Tsipras –  che ha parlato di petrolizzazione. Per quanto riguarda invece le “alternative” per un futuro sostenibile, la parola è andata a Fabiano Di Berardino (Stop Biocidio Abruzzo), che ha tenuto una relazione dal tema “Dal no ad Ombrina”, e Salvatore Altiero dell’Asud, che ha parlato di risanamento ambientale, lavoro e salute.
Per quanto riguarda la situazione dell’inquinamento delle acque abruzzesi e chietine, il quadro tratteggiato da Augusto De Sanctis non è certo rassicurante: “Ci siamo praticamente giocati le falde acquifere. Il caso più grave naturalmente riguarda Bussi, dove sostanze tossiche e cancerogene sono arrivate oltre i 100 metri di profondità. Per quanto riguarda il materiale inquinante, invece, si calcola che è stato rivesato un volume pari a quello che ci vorrebbe per la piramide di Cheope”.
Preoccupante anche la situazione dei fiumi abruzzesi, il 70% dei quali fuori l’obiettivo indicato dalla direttiva europea che impone di portare i fiumi allo stato “buono”, sulle 5 classificazioni previste, entro il 2015. La situazione peggiore per quanto riguarda il territorio vastese è quella relativa alla Valle Cena. Inevitabile un ritorno anche sulle problematiche relative alla presenza di salmonella del Trigno, con tutte le criticità nell’ambito della potabilizzazione.
Per cambiare il preoccupante stato delle cose, De Sanctis ha invitato a una mobilitazione generale, su tutti i livelli: “Doppiamo attivarci in ogni sede, dalle manifestazioni popolari al chiedere con forza il rispetto delle normative vigenti, a partire da quella del diritto d’accesso alle informazioni ambientali. Occorre rivedere anche il modello di sviluppo: basti pensare che tra i fondi per la Tav e quelli per gli F35 arriviamo a 35 miliardi di euro, una somma attraverso la quale riusciremmo a rimettere in sesto buona parte del paese dal punto di vista ambientale”.

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