Archivio per Maggio, 2014

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Il 2 GIUGNO 2014 

Zona 22, Genuino Clandestino ed il Collettivo TerraMani 

vi invitano a partecipare alla giornata

//GENUINO CLANDESTINO//
presso ZONA VENTIDUE in VIA CADUTI DEL LAVORO a SAN VITO MARINA

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//PROGRAMMA DELLA GIORNATA//

Dalle ore 15:00
ESPOSIZIONE DI PRODOTTO AGRICOLI ED ARTIGIANALI

Dalle ore 16:30 LABORATORI CREATIVI PER BAMBINI

Dalle ore 16:30-18:00 LABORATORI O “ERBE SELVATICHE”

Ore 18.30 LABORATORIO “IMPARARE A PRODURRE IL FORMAGGIO”

a SEGUIRE:
suonata itinerante de LU SOL ALLAVATE
e APERITIVO CENATO! // Vi invitiamo a portare con voi piatti e bicchieri lavabili! Questo evento è A RIFIUTI ZERO!//

IN SERATA
proiezione del video
GENUINO CLANDESTINO

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Genuino clandestino è una rete nazionale di comunità in lotta per l’Autodeterminazione alimentare. Pratica la difesa della terra, al fianco di quanti si battono per la tutela dei beni comuni con una resistenza di lotta, fatica, sudore, passione e amore opponendosi alla logica del capitale che distrugge i territori per il profitto di pochi a danno delle popolazioni.

Genuino Clandestino è un MOVIMENTO ANTIRAZZISTA, ANTIFASCISTA E ANTISESSISTA.

TerraMani è un collettivo abruzzese che porta avanti le tematiche di Genuino Clandestino sul territorio. Nato nel 2012 ad opera di un gruppo di piccoli agricoltori, allevatori e artigiani abruzzesi, il collettivo è impegnato nel sostenere e diffondere un diverso modo di produrre e commercializzare, improntato al rispetto della MadreTerra , alla dignità del lavoro contadino e artigiano, alla condivisione di valori anche con i consumatori.
Gli espositori della giornata contribuiscono alla campagna con un contributo libero.

 

link evento facebook

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17 MAGGIO 2014
Chiamata alla manifestazione nazionale per i beni comuni, contro le privatizzazioni



IL MOVIMENTO FA BENE
Allunga il passo. Mettiti in gioco. Oltrepassa i limiti.

1, 2, 3… Respira.
Il movimento fa bene: libera energie vitali, immaginative e creative.
Negli ultimi mesi lo spazio è diventato stretto, provvedimenti minacciosi restringono le libertà personali e collettive: divieti di manifestare in città, sgomberi, processi, arresti, campagne diffamatorie sui media. I corpi vogliono essere liberi di circolare, desiderare senza limitazioni, decidere senza imposizioni.

5, 6, 7… Abbiamo bisogno di aria. Apri i polmoni, prendi spazio.
I cortei nel centro di Roma sono vietati? Questo non è un corteo. È una corsa ad ostacoli, un campo da gioco, una gara podistica. L’attivismo è uno sport di massa.

58, 59, 60… La città, di chi è? Di chi ogni giorno l’attraversa, la costruisce, la vive. Il 17 maggio i beni comuni scendono in strada per tenersi in forma. Praticano discipline diverse, ma la spinta è comune. Ed oltrepassa i confini: tutta l’Europa è in movimento. L’Europa è il nostro campo d’azione.

>>Primo step _la CULTURA è un bene comune, non un privilegio: le persone parlano, immaginano, entrano in relazione e così producono cultura. La produzione, l’accesso e la circolazione dei saperi devono essere liberi e tutelati dalle limitazioni e dalla messa a profitto.
La cultura è un bene particolarissimo: più ne consumi, più si diffonde.

>>Secondo step_ il lavoro è diventato sinonimo di precarietà, vogliamo REDDITO come restituzione del lavoro sfruttato e non pagato, della formazione non riconosciuta: diritto all’abitare, alla salute, a vivere una vita degna. Volete identificarci? La nostra identità è multipla e plurale.

>>Terzo step_i commons si attivano se le persone li attivano, emergono dalle lotte. È una continua metamorfosi: OCCUPARE vuol dire riappropriarci di ciò che viene sottratto al godimento comune per restituirlo a tutt* senza esclusioni. Attraverso pratiche costituenti creiamo nuove istituzioni, nuove relazioni, nuove forma di vita.

107, 108. Guarda lo spazio intorno come fosse la prima volta. Lasciati attrarre dai particolari. La città è nostra, ora.
Essere in forma è tutto.

#17M
#ilmovimentofabene
#benicomuni
#muoviti
#commons
#europe
#podismo

Appello generale: https://www.facebook.com/events/246765818843326/?fref=ts

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COMUNICATO

Le retoriche del contenimento del debito pubblico, dell’austerity e del contrasto alla crisi hanno fornito in questi anni la giustificazione all’esproprio continuato di risorse, servizi e diritti di tutt*. L’appropriazione indebita di ciò che è comune, la svendita del patrimonio pubblico, lo smantellamento progressivo di garanzie e servizi, costituiscono il vero obiettivo della ristrutturazione neoliberale in atto: la privatizzazione e la concentrazione nelle mani di pochi dei beni comuni, la mercificazione e lo sfruttamento della vita in ogni suo aspetto.

L’Italia in questi anni ha costituito un vero e proprio laboratorio politico di lotte sui commons. La vittoria referendaria del movimento per l’acqua bene comune del giugno 2011 ha fatto da precedente e posto al centro dell’attuale gestione neoliberale della crisi la lotta per l’accesso e per la gestione comune delle risorse e dei servizi essenziali, siano essi beni “materiali” o “immateriali”.
I commons, sia quando si riferiscono a risorse naturali, sia quando attengono al sapere, alla conoscenza, allo spazio pubblico, sono sempre il prodotto di un’attività sociale cooperativa. In entrambi i casi al centro si pone la tematica dell’accesso ai servizi e della loro condivisione, non la preservazione di una supposta natura originaria dei beni.
È la città, infatti, il terreno in cui il tema dei commons si è rideclinato e ha preso corpo in molteplici esperienze di autogoverno, pratiche di occupazione e riappropriazione che hanno avuto come filo conduttore la lotta contro la proprietà e la privatizzazione del patrimonio e delle risorse comuni: dalle occupazioni dei teatri, dei cinema, delle fabbriche dismesse alle lotte per la salvaguardia e la riconversione ambientale.

Tra le pieghe della metropoli si articolano esperimenti di resistenza e sperimentazione che risignificano pratiche come l’occupazione e l’autogestione di spazi sottratti alla speculazione e alla privatizzazione, pratiche immediatamente costituenti che definiscono prototipi di istituzioni del comune: qui si producono cultura indipendente, welfare dal basso e reddito indiretto, autorganizzazione sindacale, economie alternative, circolazione delle conoscenze, si combatte contro la rendita, si pratica il diritto all’abitare, si costruisce spazio pubblico.

Il 17 maggio tutte queste lotte avranno la possibilità di ritrovarsi a Roma in una grande manifestazione nazionale che oggi assume la duplice valenza di costituire occasione di convergenza e di rilancio e di riaprire un piano largo di legittimità contro le ipotesi restrittive e repressive dei diritti e della libertà paventate in queste settimane dal governo Renzi. Si pensi alla proposta incostituzionale di vietare i cortei nel centro di Roma come a quella a dir poco grottesca del Ministro Alfano di introdurre forme di identificazione preventiva per i manifestanti “non pacificati”.
Noi, lavoratori precari, intermittenti dello spettacolo, studenti universitari, partite Iva, cittadini e comitati in lotta per il diritto alla città, tutti a vario titolo comunardi, attraverseremo la manifestazione consapevoli di questa duplice emergenza: tradurre la molecolarità delle lotte sui commons in un piano costituente e transnazionale e decostruire la retorica dei buoni e dei cattivi.

La manifestazione del 17 maggio si colloca all’interno della settimana di mobilitazione “solidarietà oltre i confini – costruire la democrazia dal basso” lanciata dal network Blockupy, a ridosso delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo.
Proprio l’Europa, meglio la necessità di rilanciare una pratica di movimento europeista e radicale, federalista, in grado di connettere differenti autonomie, dentro e contro il federalismo esecutivo della Troika, è oggi questione non più rimandabile nella discussione e nelle pratiche dei movimenti.
Le lotte sui commons in Italia hanno trovato di fronte a loro un pesante blocco politico-istituzionale. In questi ultimi anni solo alcune coraggiose sentenze della Corte Costituzionale sembrano aver fatto da freno all’offensiva di un’azione di governo e di governance sempre più incessante, volta alla compressione dei diritti, dei salari e alla privatizzazione dei commons. Ciò evidentemente non basta, non basta affermare la legittimità dei beni comuni attenstandosi semplicemente sul piano delle Costituzioni nazionali. L’offensiva della governance neoliberale si muove su più livelli, deborda i confini degli Stati nazione e utilizza questi ultimi come luoghi privilegiati per creare nuove gerarchie, barriere e impoverimento.
L’Europa è per noi lo spazio minimo di azione politica dei movimenti nonché il luogo di individuazione, fisica e politica, del nemico da combattere. Non c’è lotta che possa vincere rimanendo confinata all’interno degli Stati nazione. L’Europa è uno spazio striato, continuamente ridisegnato dai movimenti del capitale finanziario ma prima ancora dalle rotte delle migrazioni e dagli spostamenti della forza lavoro precaria e giovanile, in particolare del Sud, alla ricerca di fette di welfare di cui riappropriarsi.
Alla spazialità del capitalismo finanziario non possiamo certo opporre nuovi sovranismi, comunitarismi o territorialismi. L’Europa è per noi lo spazio dove tentare di costruire reti, connessioni trasversali, tra città, territori sociali, lo spazio non lineare per un’azione politica comune e multilivello, il luogo di una continua apertura, verso Est e verso il Mediterraneo. L’Europa è oggi il nostro campo di battaglia.

Infine, nei giorni in cui il Parlamento si prepara a convertire in legge il Jobs Act, vediamo profondamente connesse le lotte sui commons e quelle per il reddito e contro la precarietà. la materialità della posta in gioco è esattamente la stessa: la dignità e l’autonomia dei soggetti, l’opposizione a politiche che alienano risorse, comprimono i salari, erodono diritti e sottraggono reddito. Lottare per i commons è rivendicare reddito per tutti, salari degni e svincolare l’attività libera, creativa e cooperativa dal ricatto della precarietà.

Comunard* di tutta europa uniti

 

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A Dicembre 2013 il Compagno Andrea Natale, denunciò un atto intimidatorio perpetrato nei confronti suoi e della sua famiglia.
In un appezzamento di terreno di proprietà gli vennero tagliati 29 alberi di ulivo, l’oro della nostra terra.
Non un elemento casuale, non una situazione banale, un vero atto mafioso, nei confronti di una persona e della sua famiglia, da sempre in prima linea per difendere il nostro territorio dalla speculazione e dai comitati d’affari.

Clicca per leggere l’articolo

 

Siamo arrivati a Maggio 2014 ed Andrea ci ha invitati a questa iniziativa, alla quale noi diamo la massima diffusione.

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Concluse le indagini con l’archiviazione, visto che non è stato possibile risalire ai responsabili del taglio dei nostri 29 ulivi, ci rimbocchiamo le maniche e armati della convinzione che ci anima per attuare un Mondo migliore di questo che ci è toccato in sorte di vivere RIPARTIAMO!
A 5 mesi dal vile attacco subito torniamo in CAMPO per pulire e dare degna sistemazione ai poveri ulivi barbaramente uccisi e iniziare la fase propedeutica alla nascita dell’Uliveto di Nazzareno, rilanciando e ribaltando in positivo il danno e il dolore subito.
L’Uliveto di Nazzareno diventerà luogo dove imparare l’importanza dell’Ulivo e di Un’Altra Agricoltura per la Nostra Regione (multifunzionalità, sostenibilità e riconoscimento del valore culturale e sociale del contadino/imprenditore agricolo).
Chi vuole darci una mano può farlo in due modi:
1 – venire con noi a pulire e sistemare gli ulivi tagliati (l’appuntamento è alle ore 8.15 davanti al Bar “da Paola” a Fossacesia Marina, SS 16 Adriatica, civico 87);
2 – venire a festeggiare l’inizio della prima fase dell’Uliveto di Nazzareno portando qualcosa da casa per un pic-nic solidale per “nutrire” e ricompensare i lavoratori (appuntamento alle 13.30 nel Piazzale della Stazione Ferrioviaria Fossacesia-Torino di Sangro).

N.b. – chi vuole venire ad aiutarci in campo è pregato di venire munito di guanti e scarpe da lavoro e vestito adeguatamente per i lavori in campagna, avvisando a mezzo facebook o telefonicamente con sms al 339.1040613 (sarete poi ricontattati)

N.b. 2 – chi vuole venire a festeggiare con il pic-nic portandoci beni di conforto è pregato di avvisare o a mezzo facebook o telefonicamente con sms al 339.1040613 (sarete poi ricontattati)

Evento Facebook

Il 28 aprile 2014 Stop Biocidio Tour Abruzzo ha presentato, presso Biblioteca F.Di Giampaolo- Agenzia per la Promozione Culturale PESCARA Via Tiburtina, il Libro “Il Paese dei Veleni” di Antonio Musella e Andreina Baccaro. Presente uno degli autori, Antonio Musella e ad introdurlo Luigi Iasci (Centro Sociale Zona 22).
La presentazione di questo libro si colloca all’interno dello Stop Biocidio Tour Abruzzo, e si aggiunge alle numerose iniziative di questi ultimi mesi portate avanti dai vari comitati, associazioni e soggetti politici, impegnati nelle battaglie contro la devastazione ambientale dei territori ed in difesa dei beni comuni. Dall’Eolico di Civitaluparella alla discarica Montedison di Bussi, da Ombrina Mare 2 al Gasdotto Snam di Sulmona, dall’elettrodotto Villanova- Gissi, passando per tutte le battaglie contro la petrolizzazione e la cementificazione selvaggia stiamo assistendo ad un aggressione feroce da parte del capitalismo che si appropria dei nostri territori per trarne profitto, ignorando completamente l’aspetto della salute, quello ambientale e quello della sovranità popolare.

 

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Il filmato della presentazione

 

 

Bussi il servizio di Antonio Musella

Pubblicato: 3 Maggio 2014 in zona 22
Bussi, l’eredità della Montedison: il veleno delle discariche nel fiume Tirino

A Bussi sul Tirino, in provincia di Pescara agli inizi del Novecento si è insediata l’industria chimica. Prima Montecatini poi Montedison hanno lavorato composti chimici per quasi 100 anni. Fino al 1971 le scorie di produzione sono state sversate direttamente nel fiume Tirino, inquinandone il letto e la falda sottostante. Dal 1971 in poi i rifiuti tossici nocivi sono finiti in tre discariche intorno allo stabilimento industriale. Un disastro ambientale terribile che ha inquinato le falde acquifere di tutta la Val Pescara, dai paesi di montagna fino al capoluogo abruzzese. Nel 2007 una interrogazione parlamentare denunciò i livelli d’inquinamento nelle acqua dei rubinetti, ma le istituzioni locali denunciarono per procurato allarme chi diffondeva i risultati delle analisi. Solo nel 2008 i pozzi avvelenati sono stati chiusi. Si calcola che circa 700 mila persone sono state avvelenate dall’acqua inquinata dai veleni della Montedison. Un procedimento giudiziario è incorso contro i dirigenti di quell’azienda e della Solvay che dal 2001 ha acquistato lo stabilimento. La bonifica dell’intera area, reclamata a gran voce dai cittadini e dai comitati rischia di essere solo una chimera.

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